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Il discorso del Presidente Napolitano ai Volontari

4 novembre 2010

In concomitanza con la Giornata Internazionale del Volontariato il 4 dicembre 2009 una folta delegazione di rappresentanti del volontariato italiano è stata ricevuta in udienza al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Riportiamo di seguito il testo dell’intervento del Presidente Napolitano.

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Cerimonia celebrativa della giornata del volontariato

Quirinale, 4 dicembre 2009

Saluto il Ministro Sacconi, il ministro Maroni, il sottosegretario Bertolaso, le autorità, i rappresentati e i membri del CSVnet (Centri di servizio per il Volontariato), del Forum Nazionale del Terzo settore, della Consulta del Volontariato nel Forum del Terzo settore e del ConVol che hanno promosso questa udienza, il presidente dell’Agenzia del Terzo Settore. Saluto tutti i componenti delle organizzazioni del volontariato oggi qui presenti.

Ho ascoltato con grande interesse gli interventi di chi mi ha preceduto. Hanno destato ammirazione e commozione il filmato che ricostruisce alcune tappe importati del volontariato italiano, le testimonianze e la motivazione della medaglia al valore civile. 
La cerimonia di oggi vuole onorare una realtà che purtroppo, o meglio per fortuna, non può essere contenuta in questo pur ampio salone, perché è davvero un fenomeno straordinariamente vasto, vario e ricco.
Vorrei quindi cogliere l’occasione della Giornata Internazionale del volontariato che si festeggia domani per rivolgere un saluto, un augurio, un ringraziamento, a nome di tutti gli italiani, all’intero mondo del volontariato, a chi contribuisce a organizzarlo e a dotarlo di risorse. 

Questa realtà rappresenta per il nostro paese una risorsa fondamentale sotto il profilo economico, per le attività e i servizi offerti, che svolgono un indispensabile compito di integrazione e talvolta di supplenza dell’azione pubblica. Ma esso rappresenta pure una fondamentale risorsa sotto il profilo dell’etica civile e anche oltre, come ha ben detto il Professor Zamagni. Il volontariato produce, certo, beni materiali di aiuto e di sostegno al disagio, alla malattia, alla disabilità, alla dipendenza. Ma, proprio per la capacità di superare i confini di una solidarietà spontanea, familiare e amicale, esso produce pure beni immateriali, comportamenti virtuosi, esempi e modelli degni di essere imitati. 

L’opera dei volontari giova a chi la riceve. Aiuta a fronteggiare situazioni difficili, traumi di diversa natura, aiuta a uscire da condizioni di isolamento. Offre strumenti di crescita, sostegni che consentono di fare meglio, di essere migliori studenti, migliori lavoratori, migliori cittadini.
Vorrei osservare, però, che l’attività volontaria arricchisce anche chi la svolge, innanzitutto perché è moralmente appagante, e poi perché integra il tempo dedicato al lavoro, allo svago, alla cura dei propri cari. E giova anche per ragioni pratiche: come una occasione di vita attiva per gli anziani che hanno cessato l’attività lavorativa, così come una passerella verso il lavoro per gli studenti che acquisiscono in questo modo relazioni ed esperienze fruttuose. Per chi vive il volontariato all’interno di prospettive religiose o etico-politiche, infine, esso vuole essere anche un contributo a un disegno, a un processo di miglioramento della società. 
Attenzione. I mezzi di comunicazione e noi stessi che lavoriamo nelle istituzioni siamo spesso troppo assorbiti dai comportamenti litigiosi, o comunque poco cooperativi, che caratterizzano la nostra società politica, e non guardiamo con sufficiente attenzione alle espressioni della nostra società civile, in particolare a quelle forme di aggregazione e associazione volontarie che sono capaci di favorire la coesione sociale. Dovrebbe costituire, invece, ragione di orgoglio e di conforto per il nostro paese la loro capacità di produrre ricchezza sia materiale sia morale, il loro vero e proprio potenziale di innovazione.
E’ con soddisfazione che possiamo registrare negli ultimi anni una crescita proprio di questo associazionismo volontario. Conforta pure il fatto che, sebbene permanga in generale un forte divario tra Nord e Sud, in quest’ambito almeno il divario nell’ultimo anno si sia ridotto. E ciò è vero anche sul piano delle risorse: in questo ambito le misure perequative introdotte grazie agli accordi tra le fondazioni di origine bancaria e le organizzazioni rappresentative hanno segnato certo un importante mutamento di rotta. La riduzione di questo divario Nord Sud è un segnale tanto più importante perché – come è stato ricordato – dove c’è volontariato c’è spirito civico, fiducia negli altri, solidarietà. Dove cresce il volontariato, cresce il capitale sociale, cresce la correttezza e la ricchezza delle relazioni interpersonali, il rispetto di regole condivise.
E il capitale sociale – come si è sottolineato anche oggi – costituisce un fattore essenziale dello sviluppo economico. Esso si forma anche attraverso la costruzione di reti, perciò dobbiamo apprezzare lo stimolo a costituire, e la capacità di costruire, vere e proprie reti di associazioni volontarie.
Anzi, sulla strada della cooperazione tra associazioni bisognerebbe fare ulteriori passi avanti. Infatti, il nostro non è solo un paese di piccole imprese, è anche un paese di piccole associazioni di volontariato, perciò ancora più utile e meritoria è l’attività di coordinamento e prestazione di servizi svolta dai gruppi promotori di questo incontro.
Il volontariato deve mostrarsi capace di sinergie al proprio interno, ma ha a sua volta bisogno di contesti normativi e operativi favorevoli.
Alcuni articoli della nostra Costituzione sollecitano in effetti proprio l’attività volontaria. Essi funzionano, per così dire, da culla costituzionale del volontariato una volta che li si combini tra loro. Si tratta dell’art. 2, là dove dice che la Repubblica postula “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale”, dell’art. 4, che sancisce il dovere del cittadino “di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, dell’art.18, dove è protetto il diritto dei cittadini “di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”. Il volontariato può dunque considerarsi come attività sociale meritevole di protezione costituzionale, sia dal punto di vista delle modalità del suo esercizio, sia per il suo specifico contenuto.
La legge ordinaria, poi, favorisce fiscalmente e finanziariamente le organizzazioni di volontariato, sia attraverso favorevoli regimi fiscali sui contributi privati ad esse destinati, sia attraverso l’obbligo imposto alle fondazioni bancarie di destinare, attraverso i Fondi speciali, una significativa quota del proprio reddito ai Centri di servizio per il volontariato, sia attraverso il funzionamento del 5 per mille di cui oggi il Ministro Sacconi ha garantito l’effettività, non solo nell’immediato ma anche in prospettiva, e lo ha fatto con motivazioni e con parole d’impegno che ho molto apprezzato.
Infine le stesse amministrazioni pubbliche delegando compiti importanti al volontariato ne promuovono le attività. Ma in un periodo di crisi economica e di ristrettezza delle finanze pubbliche c’è il rischio di vedere estinguersi anche progetti importanti. Progetti tuttavia – voglio sottolinearlo – che sono comunque sempre e solo integrativi dell’azione pubblica. 
L’attività volontaria gratuita, quella più ampia del terzo settore, e i vari flussi di finanziamento privato e pubblico a essa diretti, non possono infatti esimere il settore pubblico dal dovere di svolgere in prima persona i propri compiti nei vari campi di azione che vanno dal welfare all’istruzione, dalla ricerca alla tutela del patrimonio naturale e artistico. Non si possono solo o principalmente delegare al privato sociale compiti di soddisfacimento dei bisogni o dei diritti che la Repubblica nel suo insieme è chiamata a garantire.
E non è solo questa la parte che chi governa è chiamato a fare. Occorre non solo non togliere ossigeno al mondo del volontariato garantendo le risorse ad esso destinate, ma bisogna anche alleggerirlo da gravami burocratici che consumano troppo tempo e preziose energie, come spesso lamentano le stesse organizzazioni. E, sullo sfondo, è necessario che procedano le iniziative di legge presentate da parlamentari di tutti gli schieramenti, volte a stimolare la revisione di un quadro normativo diventato eccessivamente complesso e spesso confuso.
Vorrei concludere questo intervento con un invito ai giovani. Non sono ancora abbastanza tra loro quelli che si dedicano al volontariato – e temo che ciò possa essere il riflesso di tessuti sociali sfilacciati, e comunque poco coesi, con i quali dobbiamo seriamente fare i conti. Comunque questa – come ho già detto – deve essere considerata un’attività non solo moralmente appagante ma anche preziosa come apertura verso il mondo del lavoro.
Sappiamo che troppi giovani sono dominati dall’incertezza del futuro, dalla difficoltà di trovare un lavoro qualificato e remunerativo. Ma penso che molti – se avessero potuto ascoltare le testimonianze, le esperienze, le motivazioni, tutte così belle – che noi abbiamo ascoltato qui, comprenderebbero quel che il volontariato può dare a ciascuno di loro e prenderebbero con fiducia questa strada.
Il volontariato guardi a sua volta con fiducia ai giovani. E convinciamoci noi tutti che il volontariato – come ha detto il ministro Sacconi – non è un ambito accessorio della nostra convivenza, ma ne è linfa vitale, e costituisce aggiungo un elemento distintivo della qualità della nostra democrazia e del nostro vivere sociale.