“Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; soprattutto con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado, propone idee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare e a valutare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone.”
Dalla Carta dei Valori del Volontariato
ALLA POLITICA DICIAMO…
Il volontariato in Sardegna gode della fiducia dell’80% dei cittadini e chiede ai politici di sperimentarsi “volontari”. Per restituire fiducia alla politica.
La Sardegna è chiamata ancora una volta a svolgere il ruolo di ”laboratorio politico” per un’Italia che da tempo stenta a cambiare sperimentando nuove valide ricette da estendere, eventualmente, all’intero Paese. Le elezioni regionali del 16 febbraio 2014 sono un primo banco di prova delle sperimentazioni in atto nell’instabile scenario nazionale.
Per la Sardegna questo è il mese della frenesìa, delle promesse facili, dei buoni propositi, delle soluzioni rapide e a portata di mano, delle parole importanti abusate e svuotate di significato che ri-disegnano un futuro roseo per noi e per la nostra terra talvolta con la sola intenzione di racimolare qualche voto in più.
A 10 anni di distanza ripropongo in parte le riflessioni scritte nel giugno 2004, poco prima dell’elezione di Renato Soru a Presidente della Regione.
Chi non rifugge dalla “vecchia” politica, dai vecchi sistemi? Ma che cosa è vecchio e chi traccia il nuovo? Non basta demonizzare il vecchio per far nascere il nuovo. L’innovazione, anche politica, è frutto di ricerca, di applicazione e di studio, non di facili slogan.
In “campagna elettorale” la solidarietà, il volontariato, le politiche sociali sono oggetto di sospette attenzioni e di abnormi proclami. E anche di corteggiamenti e di strumentalizzazioni, non sempre respinti.
Da sempre il volontariato – è nel suo DNA – chiede giustizia sociale, chiede attenzione a chi si sente ultimo ed escluso, a chi vive nel disagio e nella povertà. E opera, agisce. Per questo chiede riconoscimento, dignità e peso nel determinare le scelte prioritarie della Politica per costruire la Città.
Il volontariato in Sardegna ha una forte idealità e molte buone prassi e, soprattutto, gode della fiducia dell’80% dei cittadini, stando ai dati dell’ultima ricerca CSV/Crenos appena pubblicati. Ma non ha potere! Tutt’al più viene usato per sopperire a politiche disattese e a risposte mai date, seppur dovute. Un uso strumentale del volontariato – con qualche compiacenza di alcuni “volontariati” a farsi utilizzare – abitua a immaginare un volontariato sopra le parti e sopra la politica, quasi angelico.
Ma il volontariato non esiste per sé, non è e non può essere autoreferenziale. E’ ispirato e rivolto alle persone che serve e per questo deve chieder ragione alla politica dei problemi e dei legittimi interessi di quelle persone. Per questo non esiste e non può esistere un volontariato neutro!
E, a maggior ragione, non può esistere una politica neutra. Che non prende posizione su niente, che non ha cultura, non ha idee, non ha soluzioni e per questo promette e basta.
Ecco la genesi della totale sfiducia dei cittadini nella politica. E’ ormai un coro unanime quello di chi dice basta con chi cerca solo posizionamenti personali e strategie finalizzate a questo, fino all’uso sconsiderato e spregiudicato dei soldi pubblici.
Sono passati 10 anni dal 2004 e, sembrerebbe, inutilmente! Per questo ripropongo la provocazione di allora: venga, chi fa politica, a misurarsi nel volontariato. Provi a sperimentare lo stile che è proprio di questo sistema: la gratuità, il servizio, l’impegno costante, la condivisione, la legalità, la giustizia…
Non silenzio complice o interessi privati. Non finti coinvolgimenti o parole di circostanza. Non omissioni colpevoli o usi strumentali.
E’ sempre più forte la richiesta di moralità, di pulizia, di trasparenza che non si può più nascondere, annacquare o narcotizzare e che non accetta compromessi ma chiede netta discontinuità con chi ha sfregiato la politica con piccoli e grandi sotterfugi, con la propria inettitudine, incapacità e incompetenza.
In Sardegna c’è un mondo di giovani e anziani, di uomini e di donne, che chiedono e attendono risposte che la nostra classe dirigente non ha finora saputo dare.
A chi aspira a far politca, se non ricorda queste richieste, diciamo: guardate un volontario, le troverete scritte nel suo stile. Quello che è capace di produrre il più grande bene immateriale di cui abbiamo tutti bisogno: la fiducia.
Giampiero Farru
Presidente CSV Sardegna Solidale