Su trinta ‘e Sant’Andrìa de su duemitzadegheotto abbiamo incontrato Papa Francesco! Sì, il sogno si è avverato. Lo abbiamo atteso, lo abbiamo visto, lo abbiamo salutato, lo abbiamo sentito; ci ha parlato, ci abbiamo parlato, lo abbiamo toccato, lo abbiamo abbracciato. Gli abbiamo confidato le nostre cose più intime. Gli abbiamo rappresentato le nostre preoccupazioni e i nostri sogni. Lo abbiamo sentito uno di noi.
Papa Francesco, uno di noi!
E quante cose non siamo riusciti a dirgli e avremmo invece voluto raccontargli.
Sono testimone oculare delle centinaia di mani tese verso le mani di Francesco, delle parole dette a mezza voce, delle lacrime – tante – versate al suo cospetto, talvolta unica e vera espressione di comunicazione, espressione di rispetto e di riverenza verso il 266° Vescovo di Roma, guida della Chiesa nel mondo. “Non fate male a Papa Francesco”, urlo agli amici volontari che quasi lo travolgono per esprimergli vicinanza e gratitudine. Papa Francesco si volta e sorride e mi indica la sua mano sinistra spesso “strappata” dai fedeli e che, forse, gli causa non pochi dolori.
Li ha salutati tutti, i volontari accorsi da diverse parti della Sardegna per partecipare a questa Udienza speciale, storica. A tutti ha stretto la mano, ha rivolto una parola e un sorriso. Un saluto speciale lo ha riservato agli amici e collaboratori disabili, seduti nelle loro carrozzine. E il suo entusiasmo si è reso ancora più tangibile quando ha accarezzato i bambini presenti, quando si è soffermato con i più anziani e con le (poche) donne in stato di avanzata gravidanza. Uno sguardo, una parola, un sorriso per tutti. E per Andrea un regalo speciale del Papa, per celebrare il suo onomastico.
Nella mente scorrono i vent’anni di attività che siamo venuti a solennizzare con questo atteso altissimo incontro. “Siamo qua per celebrare vent’anni di vita comune. E non potevamo avere regalo più bello: incontrare Pietro, incontrare Papa Francesco, che illumina, conferma e guida la Chiesa in un momento difficile e delicato e che è punto di riferimento irrinunciabile per il mondo intero e per ciascuno di noi.
”Caro Papa, siamo qui davanti a te e con te vogliamo condividere la preoccupazione per la sopravvivenza e per i diritti negati a tante, troppe perso-ne; con te vogliamo condividere la speranza di un mondo più pulito, più giusto e più umano; ma, anche in questo momento, il pensiero corre a chi pensa solo a distruggere ciò che altri hanno costruito con fatica e con successo.
“In questi anni abbiamo avuto anche momenti di grandi difficoltà. Momenti di salita che sembrano non essere finiti: è sempre in corso il tentativo di smantellare la rete unitaria e plurale faticosamente costruita intorno allo slogan-programma “volontari per volontari”.
“Vi incoraggio a proseguire la vostra missione…”, incalza il Papa. Nessun tentennamento, nessuna “resa”. Perché, dice Francesco, “il servizio di volontariato solidale è una scelta che rende liberi e aperti alle necessità dell’altro; alle esigenze della giustizia, alla difesa della vita, alla salva-guardia del creato…”
Una scelta che rende liberi e aperti. Liberi da pregiudizi, vincoli, ricatti, intimidazioni, pressioni, ingessature, favori. scambi e schiavitù varie; liberi nel pensiero, nelle parole, nelle azioni; aperti alle prospettive e alle opportunità che i nuovi scenari presenta-no e che la realtà richiede.
Vent’anni sono un importante segmento di storia, un patrimonio del volontariato e della società sarda (e non solo). Leggi, decreti, commi e circolari varie devono essere al servizio del bene comune; non possono essere catene che imprigionano e impediscono di costruire una società genuinamente solidale.
Ce lo ha raccomandato, con fermezza, Papa Francesco. Lo richiede il servizio che abbiamo scelto di svolgere attraverso la nostra attività di volontariato e le nostre piccole e grandi azioni volontarie.
Ancora grazie, Papa Francesco!